“L’animale umano è una specie sociale, capace di amare e molto bisognoso di amore. Evolutosi come semplice cacciatore tribale, si trova adesso a vivere in una comunità enorme e caotica. Assediato da ogni parte, si chiude difensivamente in se stesso. Ma tale ritirata emotiva lo porta ad allontanarsi anche da coloro che gli sono più vicini e più cari, finché si trova completamente solo in mezzo a un’enorme folla. Incapace di aprirsi agli altri per riceverne il necessario conforto emotivo, diventa iperteso, nevrotico, e magari, alla fine, violento. [ ... ] Questo, in un certo senso, è diventato uno dei peggiori mali del nostro tempo, un gravissimo morbo sociale che dobbiamo curare prima che sia troppo tardi.
Se il pericolo rimane inavvertito, allora - come le sostanze chimiche che avvelenano i nostri cibi - può aumentare di generazione in generazione finché non vi sarà più rimedio.
In un certo senso la nostra capacità di adattamento può essere la nostra rovina sociale. Riusciamo a vivere in condizioni così terribilmente innaturali che, invece di opporci ad esse e tornare a un sistema più sano, ci adattiamo e tiriamo avanti. [ ... ] Come tutto sarebbe più facile se ammettessimo che l’amore, la tenerezza e l’intimità fisica non sono debolezze, buone soltanto per i bambini e gli innamorati, e lasciassimo via libera ai nostri sentimenti, concedendoci di tanto in tanto il magico sollievo di un ritorno all’intimità”.
Desmond Morris, Il comportamento intimo