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Codice: PSL1

Logica

  1. Gli uomini tutti per natura sono inclinati più al bene che al male, né è alcuno il quale, dove altro motivo non lo tiri in contrario, non facesse più volentieri bene che male; ma è tanto fragile la natura degli uomini e sì spesse nel mondo le occasioni che invitano al male, che gli uomini si lasciano facilmente deviare dal bene. E però i savi legislatori trovarono i premi e le pene: che non fu altro che con la speranza e col timore volere tenere fermi gli uomini nella inclinazione loro naturale.
    Francesco Guicciardini

    In questo ricordo, qui riportato con qualche lieve modifica linguistica, Guicciardini mostra quale sia la sua concezione della natura umana. Tra quelli elencati, individuate IL SOLO commento che NON TRADISCE il pensiero dell'autore:

    1. I premi promessi e le pene minacciate sono in genere sufficienti a correggere le tendenze naturali degli uomini
    2. Le leggi sagge sono quelle che assecondano la naturale tendenza degli uomini al bene
    3. La natura umana è tendenzialmente buona, e minacce e castighi sono in genere controproducenti
    4. I premi promessi e le pene minacciate non sono mai sufficienti a correggere le tendenze naturali degli uomini
    5. Con la natura debole e tendente al male degli uomini le occasioni sono facilmente devianti
  2. Gli uomini tutti per natura sono inclinati più al bene che al male, né è alcuno il quale, dove altro motivo non lo tiri in contrario, non facesse più volentieri bene che male; ma è tanto fragile la natura degli uomini e sì spesse nel mondo le occasioni che invitano al male, che gli uomini si lasciano facilmente deviare dal bene. E però i savi legislatori trovarono i premi e le pene: che non fu altro che con la speranza e col timore volere tenere fermi gli uomini nella inclinazione loro naturale.
    Francesco Guicciardini
     

    1. Speranza e timore sostengono e guidano nella loro opera i legislatori saggi
    2. I premi promessi ai buoni li confermano nella loro tendenza naturale
    3. Anche per i buoni occorrono norme e leggi, perché le occasioni possono indurli al male
    4. Il timore di una punizione può distogliere gli uomini, più deboli che malvagi, dal male
    5. La concezione della natura dell'uomo di Guicciardini non può essere considerata radicalmente pessimistica
  3. “L’animale umano è una specie sociale, capace di amare e molto bisognoso di amore. Evolutosi come semplice cacciatore tribale, si trova adesso a vivere in una comunità enorme e caotica. Assediato da ogni parte, si chiude difensivamente in se stesso. Ma tale ritirata emotiva lo porta ad allontanarsi anche da coloro che gli sono più vicini e più cari, finché si trova completamente solo in mezzo a un’enorme folla. Incapace di aprirsi agli altri per riceverne il necessario conforto emotivo, diventa iperteso, nevrotico, e magari, alla fine, violento. [ ... ] Questo, in un certo senso, è diventato uno dei peggiori mali del nostro tempo, un gravissimo morbo sociale che dobbiamo curare prima che sia troppo tardi.
    Se il pericolo rimane inavvertito, allora - come le sostanze chimiche che avvelenano i nostri cibi - può aumentare di generazione in generazione finché non vi sarà più rimedio.
    In un certo senso la nostra capacità di adattamento può essere la nostra rovina sociale. Riusciamo a vivere in condizioni così terribilmente innaturali che, invece di opporci ad esse e tornare a un sistema più sano, ci adattiamo e tiriamo avanti. [ ... ] Come tutto sarebbe più facile se ammettessimo che l’amore, la tenerezza e l’intimità fisica non sono debolezze, buone soltanto per i bambini e gli innamorati, e lasciassimo via libera ai nostri sentimenti, concedendoci di tanto in tanto il magico sollievo di un ritorno all’intimità”.
    Desmond Morris, Il comportamento intimo
     

    1. La capacità di adattamento: ultima salvezza in una società disumana
    2. La nostra ultima salvezza: ritornare in tutto bambini
    3. Un pericolo: la capacità di adattamento
    4. Violenza e ipertensione, due cause della rovina sociale
    5. Affetti privati: l'ultima spiaggia dell'uomo moderno
  4. “L’animale umano è una specie sociale, capace di amare e molto bisognoso di amore. Evolutosi come semplice cacciatore tribale, si trova adesso a vivere in una comunità enorme e caotica. Assediato da ogni parte, si chiude difensivamente in se stesso. Ma tale ritirata emotiva lo porta ad allontanarsi anche da coloro che gli sono più vicini e più cari, finché si trova completamente solo in mezzo a un’enorme folla. Incapace di aprirsi agli altri per riceverne il necessario conforto emotivo, diventa iperteso, nevrotico, e magari, alla fine, violento. [ ... ] Questo, in un certo senso, è diventato uno dei peggiori mali del nostro tempo, un gravissimo morbo sociale che dobbiamo curare prima che sia troppo tardi.
    Se il pericolo rimane inavvertito, allora - come le sostanze chimiche che avvelenano i nostri cibi - può aumentare di generazione in generazione finché non vi sarà più rimedio.
    In un certo senso la nostra capacità di adattamento può essere la nostra rovina sociale. Riusciamo a vivere in condizioni così terribilmente innaturali che, invece di opporci ad esse e tornare a un sistema più sano, ci adattiamo e tiriamo avanti. [ ... ] Come tutto sarebbe più facile se ammettessimo che l’amore, la tenerezza e l’intimità fisica non sono debolezze, buone soltanto per i bambini e gli innamorati, e lasciassimo via libera ai nostri sentimenti, concedendoci di tanto in tanto il magico sollievo di un ritorno all’intimità”.
    Desmond Morris, Il comportamento intimo

    1. Avvertire il pericolo di una ritirata emotiva può impedire che la malattia sociale si incancrenisca fino a diventare incurabile
    2. Il fatto che possediamo un forte spirito di adattamento non è necessariamente positivo
    3. Tirare avanti comunque, senza cercare conforto alla solitudine affettiva, può avere effetti negativi per l'individuo e per la comunità
    4. Quelle che consideriamo debolezze possono in realtà costituire una giusta medicina ai mali della società attuale
    5. Ritirarsi dal mondo esterno comporta automaticamente una esasperazione degli affetti familiari che non sempre è benefica
  5.  L’originalità della Repubblica Partenopea del 1799, quel che le conferisce una inesauribile ______ - sì da esser stata e da essere tuttora materia non soltanto di storia, ma anche di ______ - proviene dal fatto che nella sua breve, ma intensa vita si intersecarono realtà e problemi di varia ______: la fine dello Stato d’ancien régime e la _______ del moderno Stato nazionale, tra età dell’Illuminismo e età delle rivoluzioni; la ______ e il ruolo delle élites intellettuali, e il loro rapporto con il potere politico; la ______ e la forma della ______: la democrazia e il liberalismo. Come un lampo, la drammatica ______ rivoluzionaria napoletana illuminò per un’ultima volta tutte le tensioni di fine Settecento.”
    Girolamo Imbruglia, La Repubblica Napoletana

    Dallo scritto di G. Imbruglia sono state espunte sette espressioni qui elencate in diverse successioni. INDICARE LA SERIE che corrisponde alle esigenze logiche del testo:

    1. Profondità / letteratura / carica simbolica / nascita / formazione / natura / vicenda / politica
    2. Profondità / carica simbolica / natura / nascita / politica / formazione / vicenda / letteratura
    3. Carica simbolica /letteratura /profondità /nascita /formazione /natura /politica/ vicenda
    4. Letteratura / profondità / carica simbolica / formazione /natura /nascita /vicenda/ politica
    5. Carica simbolica / politica / letteratura / nascita / natura / profondità / formazione/ vicenda
  6.  "...io non penso - ha scritto Natalia Ginzburg sulla Stampa - che la vicenda di Rushdie riguardi soltanto gli intellettuali o il mondo della cultura: si tratta d'una vicenda che riguarda tutti. E' condannata a morte, in Rushdie, la libertà del pensiero, la tolleranza per le infinite idee e fantasie che crescono e fermentano sotto il sole: e questi beni sono proprietà di tutti. Della libertà del pensiero tanti se ne infischiano, o credono d'infischiarsene, oppure sono troppo assillati da altre privazioni per ricordarsi che esista; e tuttavia se questi beni vengono a mancare, la vita a un tratto gli diventa uno straccio, sappiano essi o non sappiano spiegare a se stessi il perché".
     

    1. La difesa della libertà riguarda in realtà tutti gli uomini, non solo e non soprattutto gli intellettuali
    2. Il primo e sommo dovere dell'uomo civile è la difesa della propria e altrui libertà di pensiero e di espressione
    3. Non sempre la mancanza di consapevolezza dell'importanza della libertà di pensiero è dovuta a colpevole pigrizia mentale
    4. La privazione della libertà rende gli uomini consapevoli di quanto la libertà stessa sia essenziale nella vita di ciascuno
    5. Perseguitare un uomo per le sue idee, le sue fantasie, le sue parole, significa privare la società di un bene che è di tutti
  7. "Che cos'è un mito?" È  "un lungo discorso": questa la distratta - forse solo apparentemente distratta - definizione di Alexandre Dumas, che di miti se ne intendeva, tanto da averne creato più di uno. Credo che allo stesso modo risponderebbero i tre coautori del dizionario Miti e personaggi della modernità.
    Apparente semplicità, segreta complessità: questa formula vale per i "miti" moderni come per i miti classici. Nella Grecia antica il "lungo discorso" - senza  il quale non esisterebbe il mito - aveva introdotto una serie vertiginosa di varianti che a volte si limitavano a correggere una sfumatura e altre volte rovesciavano completamente il significato di un personaggio: Ulisse e il valoroso Achille adottano ogni sorta di sotterfugi per sottrarsi alla guerra di Troia, l'infedele Elena infedele non è, perché a fuggire con Paride è stato un suo simulacro, la fedele Penelope va a letto con tutti i Proci... Varianti analoghe, fondate sulla riabilitazione o sullo smascheramento, non sono estranee al nostro tempo: così, per esempio, lo studioso spagnolo Gregorio Maranon individuò, nella figura di Don Giovanni, i tratti dell'omosessualità e dell'impotenza; Federico Fellini rappresentò il vitale Casanova come una funebre marionetta; il regista Konicev nel 1964 vinse il premio Stalin con un film in cui l'indeciso Amleto appariva nelle vesti di un tortuoso e implacabile discepolo di Machiavelli...
    Anche se le integrazioni possibili sono tante, Miti e personaggi offre un ricco repertorio e bellissime tracce per ricerche, saggi, tesi di laurea. L'ultima voce è Zarathustra, l'antico maestro persiano diventato un "mito della modernità" nel 1883, per opera di Nietzsche.
    da MITI. Il catalogo della modernità, di Giovanni Mariotti.

    1. Nonostante la loro apparente semplicità, le figure del mito possono suscitare varie e diverse interpretazioni
    2. Spesso è bastato correggere una sfumatura per modificare il carattere dei personaggi mitici
    3. Nell'antichità, come oggi, il personaggio del mito ha caratteristiche costanti con cui si identifica
    4. Maranon e Fellini hanno compiuto un'opera di smascheramento nei confronti del personaggio del seduttore
    5. Il catalogo steso da Mariotti è ricco, anche se non esauriente al punto di non lasciare fuori nulla di ciò che concerne i miti
  8. "Che cos'è un mito? È "un lungo discorso": questa la distratta - forse solo apparentemente distratta - definizione di Alexandre Dumas, che di miti se ne intendeva, tanto da averne creato più di uno. Credo che allo stesso modo risponderebbero i tre coautori del dizionario Miti e personaggi della modernità.
    Apparente semplicità, segreta complessità: questa formula vale per i "miti" moderni come per i miti classici. Nella Grecia antica il "lungo discorso" - senza il quale non esisterebbe il mito - aveva introdotto una serie vertiginosa di varianti che a volte si limitavano a correggere una sfumatura e altre volte rovesciavano completamente il significato di un personaggio: Ulisse e il valoroso Achille adottano ogni sorta di sotterfugi per sottrarsi alla guerra di Troia, l'infedele Elena infedele non è, perché a fuggire con Paride è stato un suo simulacro, la fedele Penelope va a letto con tutti i Proci... Varianti analoghe, fondate sulla riabilitazione o sullo smascheramento, non sono estranee al nostro tempo: così, per esempio, lo studioso spagnolo Gregorio Maranon individuò, nella figura di Don Giovanni, i tratti dell'omosessualità e dell'impotenza; Federico Fellini rappresentò il vitale Casanova come una funebre marionetta; il regista Konicev nel 1964 vinse il premio Stalin con un film in cui l'indeciso Amleto appariva nelle vesti di un tortuoso e implacabile discepolo di Machiavelli...
    Anche se le integrazioni possibili sono tante, Miti e personaggi offre un ricco repertorio e bellissime tracce per ricerche, saggi, tesi di laurea. L'ultima voce è Zarathustra, l'antico maestro persiano diventato un "mito della modernità" nel 1883, per opera di Nietzsche.
    da MITI. Il catalogo della modernità, di Giovanni Mariotti.

    Tra le considerazioni qui elencate, UNA NON ha FONDAMENTO nel testo di Mariotti (riferimento test 02):

    1. Amleto è tradizionalmente considerato un eroe pieno di incertezze, ma può anche essere assunto a esempio di "virtù" machiavelliana
    2. Tra i miti diffusi dell'antichità ci sono quelli legati alla guerra di Troia e ai suoi antecedenti
    3. Elena, celebrata nel mondo greco per la sua bellezza, non sempre fu l'emblema della infedeltà più funesta
    4. Nell'Ottocento anche la filosofia si è interessata ai miti, e non solo a quelli del mondo greco classico
    5. Il gusto di dissacrare e contraddire la tradizione e i suoi miti è caratteristico del mondo moderno
  9. "Che cos'è un mito?" È "un lungo discorso": questa la distratta - forse solo apparentemente distratta - definizione di Alexandre Dumas, che di miti se ne intendeva, tanto da averne creato più di uno. Credo che allo stesso modo risponderebbero i tre coautori del dizionario Miti e personaggi della modernità.
    Apparente semplicità, segreta complessità: questa formula vale per i "miti" moderni come per i miti classici. Nella Grecia antica il "lungo discorso" - senza il quale non esisterebbe il mito - aveva introdotto una serie vertiginosa di varianti che a volte si limitavano a correggere una sfumatura e altre volte rovesciavano completamente il significato di un personaggio: Ulisse e il valoroso Achille adottano ogni sorta di sotterfugi per sottrarsi alla guerra di Troia, l'infedele Elena infedele non è, perché a fuggire con Paride è stato un suo simulacro, la fedele Penelope va a letto con tutti i Proci ... Varianti analoghe, fondate sulla riabilitazione o sullo smascheramento, non sono estranee al nostro tempo: così, per esempio, lo studioso spagnolo Gregorio Maranon individuò, nella figura di Don Giovanni, i tratti dell'omosessualità e dell'impotenza; Federico Fellini rappresentò il vitale Casanova come una funebre marionetta; il regista Konicev nel 1964 vinse il premio Stalin con un film in cui l'indeciso Amleto appariva nelle vesti di un tortuoso e implacabile discepolo di Machiavelli...
    Anche se le integrazioni possibili sono tante, Miti e personaggi offre un ricco repertorio e bellissime tracce per ricerche, saggi, tesi di laurea. L'ultima voce è Zarathustra, l'antico maestro persiano diventato un "mito della modernità" nel 1883, per opera di Nietzsche.
    da MITI. Il catalogo della modernità, di Giovanni Mariotti.

    Completa la proporzione tenendo conto del carattere tradizionalmente attribuito ai personaggi mitici citati nell'articolo di Mariotti (riferimento test 02): seduzione : don Giovanni =

    1. Elena : infedeltà
    2. Fedeltà : Penelope
    3. Persia : Zarathustra
    4. Casanova : Visconti
    5. Zarathustra : saggezza
  10.  “La massa comandata non ha se non una nozione affatto vaga e terribilmente ingenua dei mezzi che potrebbero migliorare la sua sorte. I demagoghi le fanno credere facilmente che il miglior mezzo consista nell’adoperare la forza dello Stato per “ far dispetto ai ricchi”. Si passa, così, dalla gelosia alla vendetta e, si sa, la vendetta é un sentimento di potenza straordinaria, specie nei deboli. La storia delle città greche e delle repubbliche italiane del Medioevo é piena di leggi fiscali molto oppressive per i ricchi, le quali non poco contribuirono alla rovina di quei governi... . Se si guardasse da vicino la politica sociale contemporanea, si troverebbe che anch’essa é impregnata delle idee di invidia e di vendetta: molte norme hanno per scopo piuttosto di fornire i mezzi per far dispetto agli imprenditori, che di migliorare la situazione degli operai.”
    (George Sorel, “Considerazioni sulla violenza”).
     

    1. Le leggi fiscali non sempre sono fonte di benessere e progresso per i ceti meno abbienti
    2. Le leggi che tassano la ricchezza devono essere considerate con sospetto, in quanto hanno sicuramente effetti generali negativi
    3. La mancanza di idee concrete sul modo di migliorare efficacemente la vita e le condizioni economiche dei soggetti meno abbienti è comune ad alcune società antiche e moderne
    4. Quando le leggi sono dettate da desiderio di vendetta o da invidia possono avere risultati molto negativi
    5. I demagoghi sfruttano spesso invidie e rancori come facile mezzo per proporre leggi senza vera utilità sociale



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