Attendere prego...

Test Universitari Gratuiti

Codice: IECG28

Cultura generale

    1. Una rappresentazione
    2. Un abito
    3. Un'imbarcazione
    4. Un medicinale
    5. Un minerale
    1. Un esplosivo a base di carbone
    2. Un processo chimico controllato
    3. Una pietra di origine vulcanica
    4. Un composto chimico ossigenato
    5. Una figura retorica
  1. L'Apartheid, termine di derivazione olandese, indica:

    1. Una scissione religiosa
    2. Una politica segregazionista
    3. Una scissione politica
    4. Un'appartenenza politica
    5. Un'appartenenza religiosa
  2. Brano I
    La criminalità prima della mafia
    Tra le cause di povertà c'erano l'elevata criminalità e la dispersione di tanti talenti e di tanta energia nelle attività della malavita che paralizzavano la vita economica. In questo campo i Borboni erano altrettanto impotenti quanto lo erano stati tutti i precedenti regimi. A Bentinck era sembrato che a Palermo si commettessero tanti assassinii quanti se ne commettevano in tutto il resto dell'Europa insieme, e il segretario di Bentinck aveva messo in luce le difficoltà particolari offerte da un ambiente sociale in cui la vendetta personale era considerata un piacere e un dovere. Come al solito, uno dei reati più comuni era il contrabbando di cibo che veniva introdotto in città frodando i funzionari del dazio. Meno comune, ma ancora grave, era il controllo illecito dei rifornimenti idrici, e sappiamo da rapporti ufficiali che l'inaridirsi della superficie freatica a sud di Palermo aveva reso questa pratica molto lucrativa intorno al 1840. Al primo posto per la frequenza era l'abigeato o furto di animali, che era reso facile dal sistema seminomade di allevamento nelle zone dell'interno prive di strade. La minaccia di rubare il bestiame o di appiccare il fuoco allo zolfo nelle miniere era un mezzo comunemente usato per estorcere denaro ai proprietari terrieri in cambio di protezione; e i latifondisti venivano poi sottoposti a forti pressioni perché assumessero dei criminali come guardiani sui loro terreni. Queste antiche forme di organizzazione clandestina per imporre la protezione furono largamente responsabili dell'influenza dominante assunta dalle bande nell'interno. Il sequestro di persona era frequente e anche qui i preti, che non erano analfabeti ed erano in grado di scrivere le lettere per il riscatto, erano talvolta usati come intermediari. Sappiamo che una volta, per qualche controversia locale, un intero villaggio si mosse con fucili e falci all'attacco di un villaggio vicino. Tutti gli ingredienti della mafia erano già presenti, tranne la parola. All'inizio del secolo le truppe britanniche si erano trovate di fronte delle associazioni segrete che godevano fama di coraggio, di senso dell'onore, di crudeltà e di completa irriverenza verso la legge. Circolavano molte voci di proprietari terrieri che davano asilo a gruppi di banditi, di altri che talvolta li guidavano, ma più spesso essi si limitavano ad assumerli come guardie del corpo. Esistevano anche altri gruppi del genere, composti, sembra, da contadini che si difendevano contro le usurpazioni feudali, e sappiamo di uno che era comandato dall'arciprete locale. Non tutte le loro attività erano illegali. A volte svolgevano un'attività politica o in favore dei Borboni o contro di loro. In un modo o nell'altro, i gruppi che avevano maggior successo si procuravano i mezzi per corrompere i testimoni e i funzionari o, in caso di necessità, per ottenere la condanna di vittime innocenti. Un tema dominante nelle campagne erano gli sforzi di una banda per eliminare le altre e stabilire il dominio di un notabile su una certa zona, ma talvolta molte lavoravano insieme cosicché un gregge di pecore poteva scomparire ed essere subito venduto in una città lontana. Esistevano dei mediatori che potevano ottenere la restituzione dei beni rubati in cambio di una somma, e i visitatori stranieri imparavano presto a chi dovevano rivolgersi per comprarsi la protezione. L'unica cosa che mancava a questo complicato e illegale mondo clandestino era un nome, e questo fu coniato dopo il 1860. Era impossibile controllare una criminalità di questa natura su così larga scala. Venticinque compagnie d'armi pattugliavano la campagna, ma in totale c'erano generalmente meno di 350 poliziotti per tutta l'isola. Due o tre volte all'anno una compagnia di armati arrivava in ogni villaggio e circondava un piccolo gruppo di malfattori, ma a questo facevano seguito altri mesi di completa impunità. I poliziotti onesti ed efficienti suscitavano l'odio universale. L'avversione per la polizia, infatti, fu uno degli elementi più importanti nello sviluppo di un'opposizione al regime borbonico. Le compagnie d'armi erano gruppi reclutati privatamente che stipulavano un contratto col governo in base al quale ricevevano un salario e potevano essere costretti a rispondere dei furti: talvolta erano dipendenti feudali di un proprietario e continuavano ad agire nel suo interesse; a volte estorcevano denaro in cambio di protezione a somiglianza di quanto facevano le altre bande e agivano in collusione con i criminali in modo da poter scoprire i beni rubali e restituirli in cambio di denaro. Nella peggiore delle ipotesi, le compagnie di polizia erano bande di briganti vere e proprie. Non stupisce, dunque, che in questo mondo di omertà vi fossero proporzionalmente meno arresti e ancora meno condanne che a Napoli, e il problema era piuttosto come convivere con la malavita che come dominarla. Il re promise il perdono a ogni brigante che ne denunciasse un altro, e se uno riusciva ad uccidere il capo di una banda otteneva anche una ricompensa in denaro; ma gli altri rimedi erano in genere una pia illusione. Il governo una volta fece delle trattative con il Portogallo per deportate alcuni banditi siciliani nell'Africa meridionale, ma non se ne fece nulla.

    L'imposizione di taglie: (vedi Brano I)

    1. Era tipica di governi forti
    2. Servì a pacificare le campagne siciliane
    3. Costituiva uno strumento di repressione di poca efficacia
    4. Segnalava il primato della giustizia e delle legge
    5. Esprimeva un decisa volontà di controllo
    1. Era lo stesso per i signori e per le classi inferiori
    2. Era stabilito dagli usi e dalla tradizione
    3. Era stabile nel tempo
    4. Appariva confuso ed incerto
    5. Era delimitato dalle norme e dalla giurisdizione
  3. Per "protezione", si intendeva: (vedi Brano I)

    1. La certezza dell'impunità
    2. Il perpetuarsi dell'omertà
    3. La certezza dell'intervento della giustizia
    4. L'intervento delle forze di polizia
    5. La sicurezza pagata col denaro o con altri benefici
    1. Erano sempre in lotta l'una con l'altra
    2. Cercavano la legittimazione da parte delle Istituzioni
    3. Difendevano gli interessi di tutti
    4. Miravano ad assumere l'egemonia sui rispettivi territori
    5. Non entravano in conflittualità tra di loro
  4. Il ricorso alla giustizia privata: (vedi Brano I)

    1. Consentiva agli strati sociali inferiori di ottener giustizia nei confronti dei potenti
    2. Aveva origine dall'inefficienza e dalla frammentazione delle Istituzioni
    3. Non prevedeva l'uso della vendetta personale
    4. Era più frequente nei periodi di stabilità economica e politica
    5. Coesisteva con una giustizia pubblica efficiente
  5. La rivoluzione della new economy (Brano II)
     L’era industriale si caratterizzava come un mondo di forza bruta, corpi e sudore; un’epoca in cui l’uomo pensava e costruiva macchine gigantesche per scoprire, estrarre e trasformare la materia, e farne bei materiali; un’epoca in cui i risultati dell’attività umana venivano misurati in altezza, peso e densità, nella convinzione che “grande” fosse anche “bello”. Nell’era industriale, l’uomo ha colato cemento su ogni spazio disponibile della crosta terrestre, per creare un gigantesco pavimento fra se stesso e il mondo naturale; ha tracciato autostrade nei grandi spazi; ha costruito fino all’altezza delle nuvole e oltre la linea dell’orizzonte, trasformando intere aree naturali in proprietà lottizzate. L’odore pungente della combustione dei materiali fossili, le nubi degli scarichi industriali che oscurano il cielo e il suono inarrestabile delle macchine che sibilano, martellano e ronzano incessantemente sono i simboli del gigantesco esperimento faustiano con cui l’uomo ha creduto di poter trasformare il mondo a propria immagine e somiglianza. Egli ha poi ricostruito un simulacro di natura attraverso la giustapposizione di minuscoli frammenti di proprietà privata, trasformando ogni individuo in un dio minore, padre e padrone del proprio Eden in formato tascabile, stipato all’inverosimile di totem e simulacri della creazione primigenia.
     In un’era di proprietà e di mercati intrisi di valori materiali, essere onnipresenti era ciò che rendeva l’uomo simile a Dio; ed essere in grado di espandere la propria presenza fisica, impadronendosi quanto più possibile dell’esistenza materiale, era ciò a cui tutti tendevano. Si trattava davvero, come cantava Madonna, di un “mondo materiale”.
     La nuova era, al contrario, è più immateriale e cerebrale; è un mondo di forme platoniche, di idee, immagini, archetipi, concetti e finzioni. Se l’individuo, nell’epoca industriale, si preoccupava di possedere la materia per manipolarla, il rappresentante tipico della prima generazione dell’era dell’accesso è assai più interessato alla manipolazione delle menti. Nell’epoca dell’accesso e delle reti, in cui le idee sono il fondamento dei commerci, essere onnisciente è ciò che rende l’uomo simile a Dio; ed essere universalmente connesso, in modo da poter dare forma alla stessa coscienza umana, è quello che muove l’attività economica in ogni settore.
     L’uomo si nutre di idee e di pensiero come di pane e di vino. Se l’era industriale ha nutrito il nostro essere corporeo, l’era dell’accesso alimenta il nostro essere mentale, emotivo e spirituale. Mentre l’era che sta volgendo al termine si caratterizzava per il controllo dello scambio di beni, la nuova era si caratterizza per il controllo dello scambio di concetti. Nel ventunesimo secolo, le imprese saranno sempre più coinvolte nello scambio di idee e, a loro volta, gli individui saranno sempre più propensi ad acquistare l’accesso a tali idee ed all’involucro materiale in cui saranno contenute.
     La capacità di controllare e vendere pensiero diventerà la forma più sofisticata di abilità commerciale.
     I bilanci sociali raccontano la storia. La proprietà di beni materiali sta diventando meno importante e contribuisce sempre meno alla creazione di valore; la proprietà intellettuale, invece, è la nuova ricchezza. Nella nuova era, la mente domina la materia. Prodotti più leggeri, miniaturizzazione, contrazione degli spazi di lavoro, scorte just-in-time, leasing e outsourcing sono le prove della svalutazione di una visione materiale del mondo che ha posto l’accento sulla fisicità. Questo, però, non deve creare l’illusione che egoismo, avidità e sfruttamento stiano per scomparire: anzi, l’età dell’accesso rischia più che mai di nascere sotto il segno dello sfruttamento. Nel mondo di oggi, controllare le idee dà più potere del controllo sullo spazio e sul capitale fisico: la disponibilità della comunità finanziaria ad investire nel capitale intellettuale nella sua forma più pura, a colpi di centinaia di miliardi di dollari, testimonia il cambiamento delle priorità del sistema capitalistico, la cui identità troppo a lungo è stata vincolata al capitale fisico.

    Con la new economy il sistema capitalistico:

    1. Potrà rimuovere avidità e sfruttamento
    2. Ha soltanto cambiato le sue priorità
    3. Ha ridotto il proprio controllo sulla società
    4. Si è dissolto nella globalizzazione
    5. È ancora vincolato al capitale fisico
    1. Un parco naturale lontano dalle grandi città
    2. Un frammento della proprietà pubblica
    3. Un luogo dove abbondano le merci
    4. Un piccolo spazio privato, artificiosamente naturale
    5. Un rifugio dallo stress della vita cittadina



Registrati alla Newsletter

Registrati alla nostra newsletter e riceverai le ultime news direttamente nella tua casella!